Nella placca batterica di un solo dente, se poco pulito, si ammassano più germi di tutti gli abitanti della Cina. Una “bomba demografica” che può provocare danni in bocca e non solo, come sottolinea durante la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SidP). Bastano sei denti colonizzati dalla placca per aumentare il rischio di parodontite, infiammazione gengivale che riguarda circa 20 milioni di italiani dopo i 35 anni.
Parodontite e altre malattie
L’infiammazione delle gengive può alzare non poco il pericolo di malattie come il diabete o le patologie cardiovascolari. «In tutte le placche ateromatose, che possono dare origine a infarti e ictus si può trovare Dna di batteri tipici della placca dentaria, nel 40% dei casi i germi stessi — spiega Claudio Gatti, presidente SidP —. Chi soffre di parodontite ha un rischio di infarto maggiore persino di chi ha un elevato spessore della parete delle carotidi, e se si sono persi denti per colpa di gengive infiammate la probabilità di sviluppare aterosclerosi è notevolissima».
Triplicato il rischio di diabete
I batteri presenti in abbondanza in bocca, infatti, attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi innescando un’infiammazione localizzata, come infezioni polmonari, endocarditi, ascessi, oppure generalizzata, tanto da favorire la comparsa delle malattie cardiovascolari. «La parodontite triplica il rischio di diabete. Sembra infatti contribuire all’insulino-resistenza, inoltre fa salire l’emoglobina glicata, indice di un peggior controllo glicemico — prosegue l’esperto —. In chi è già diabetico o ha patologie cardiovascolari se c’è un’infiammazione gengivale c’è un peggior controllo della glicemia e un maggior rischio di sviluppare complicanze: è importante gestire le gengiviti con un’adeguata terapia parodontale. Migliorare la salute delle gengive innesca un circolo virtuoso che migliora il benessere generale».
L’obiettivo della prevenzione
L’obiettivo della prevenzione è eliminare la placca, un biofilm in cui la comunità di germi prolifera grazie a una matrice di polimeri che li nutre e li protegge. «La bocca è un habitat che favorisce l’accumulo di batteri, non solo per le condizioni ideali di temperatura e umidità, ma anche perché i denti non si desquamano come la pelle o le altre mucose: basta poco per ritrovarsi con milioni di germi su un singolo dente — spiega Mario Aimetti, presidente eletto SIdP.
Non tutti i batteri sono uguali
Lo stile di vita può poi selezionare popolazioni di microrganismi più o meno aggressivi. Anche età o malattie possono modificare il biofilm che, se abbondante, favorisce la comparsa di batteri più dannosi. Il risultato, in termini di danno gengivale e infiammazione generale, è variabile e dipende dall’interazione con le difese immunitarie; tuttavia non esiste una placca “sicura”, per essere certi di non sviluppare una parodontite e le sue possibili conseguenze è bene mantenere i denti puliti».
Il rischio di perdere i denti
Per riuscirci bisogna saper riconoscere i sintomi delle gengive infiammate per correre ai ripari. Una parodontite non curata può portare dritto alla perdita dei denti.
«Il 43% dei 20-34enni ha avuto almeno una volta un segno di sofferenza gengivale che quasi sempre si risolve da sé, ma che non andrebbe sottovalutato. Il 70% degli italiani non conosce la parodontite e di fronte a gengive dolenti, infiammate o che sanguinano quando si spazzolano i denti non chiede aiuto al dentista e prova con collutori, dentifrici per denti sensibili o semplicemente aspetta che passi. Ma così nell’80% dei casi il disturbo resta e può aggravarsi».
Fonte: corriere.it
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