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Dopo l’estrazione, l’osso si salva con i biomateriali

La naturale perdita di osso che si verifica dopo l’estrazione di uno o più denti si può fermare. La soluzione più efficace è riempire lo spazio lasciato vuoto con particolari biomateriali compatibili. Ciò consente di evitare un pericoloso riassorbimento osseo che può anche compromettere l’eventuale inserimento di un impianto per sostituire i denti estratti. È quanto dimostrato in due lavori pubblicati rispettivamente sulla rivista Clinical Oral Implants Research e sulla rivista Clinical Implant Dentistry and Related Research. Il gruppo di ricerca clinica è stato coordinato dal Prof. Ludovico Sbordone, Presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università degli Studi di Salerno e socio della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia.

Il riassorbimento dell’ osso è inevitabile

Il cuore del problema, spiega Sbordone, è che dopo un’estrazione dentaria, anche se effettuata con la massima attenzione per evitare fratture traumatiche del margine osseo, l’osso alveolare tende naturalmente a rimodellarsi, cioè a riassorbirsi, perché non più sottoposto alle stimolazioni derivanti dalla presenza del dente. Il riassorbimento provoca quindi una riduzione del volume osseo che potrebbe non rendere possibile l’inserimento di un impianto. “Anche nelle migliori condizioni iniziali e cioè in assenza di malattia parodontale pregressa, sei mesi dopo un’estrazione dentaria vengono persi circa i due terzi dell’originario volume dell’osso che ospitava il dente”, spiega l’esperto.

La soluzione è nei biomateriali

Per contrastare questa perdita di volume osseo contestualmente all’estrazione si può inserire nell’alveolo che ospitava il dente un materiale altamente biocompatibile. Esistono diversi biomateriali disponibili per l’uso clinico, ma l’osso bovino deproteinizzato è quello maggiormente studiato in ricerca clinica.
È stata controllata l’evoluzione del riassorbimento dell’osso alveolare a sei mesi dall’estrazione, in presenza o in assenza di tecniche di conservazione. I risultati a sei mesi hanno dimostrato che l’utilizzo dei biomateriali sembra quindi in grado di contrastare efficacemente il riassorbimento osseo post estrattivo, conclude Sbordone, con parecchi vantaggi per il paziente.

Fonte: ansa.it

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