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Agenesie dentali, cosa sono e quali trattamenti le risolvono

L’agenesia dentale è l’assenza congenita di uno o più denti a causa di problemi al follicolo dentale, ovvero all’embrione che costituirà il dente.

Quando si tratta dei più piccoli, si può trattare dei denti decidui (ovvero dei denti da latte). In questo caso il dentista deve effettuare un attento monitoraggio, valutando quando e come l’assenza di denti decidui richiede un intervento.

Se i denti invece sono già quelli permanenti, com’è sicuro nel paziente adulto, allora l’intervento risulterà obbligatorio.

Questa patologia è abbastanza diffusa e può rappresentare un fastidioso problema estetico, costituendo un disagio nelle relazioni sociali perché, nella stragrande maggioranza dei casi, i denti mancanti sono gli incisivi laterali, quindi lo spazio vuoto dei denti assenti è molto evidente.

L’agenesia dentale, per ragioni ancora ignote, colpisce più di frequente le donne rispetto agli uomini, soprattutto nel caso della dentizione permanente; di solito è bilaterale, cioè coinvolge entrambi i lati della bocca, e viene interessata prevalentemente l’arcata inferiore dei denti.

Oltre ai danni estetici, possono insorgere problemi di fonazione, di malocclusione, di masticazione o affollamento dentale, perché i denti vicini a quelli mancanti tendono ad occupare il posto vuoto storcendosi o spostandosi.

Le possibili conseguenze secondarie vanno da un maggior rischio di carie dentale, poiché i denti parzialmente sovrapposti ostacolano una corretta pulizia, a disturbi temporo-mandibolari, se non si interviene per tempo. Inutile dire che in età avanzata è più probabile dover effettuare interventi di implantologia e, all’occorrenza, di chirurgia estetica.

Tipologie di agenesie dentali

Esistono diversi tipi di agenesia dentale, a seconda del numero e la tipologia dei denti coinvolti:

  • agenesia parziale o ipodonzia: assenza di uno o più denti, in numero inferiore a 6;
  • agenesia multipla o oligodonzia: assenza di più di 6 denti;
  • agenesia totale: assenza della dentatura permanente. Questa patologia, chiamata anche ablastodonzia, è quindi una conseguenza di un’agenesia dei denti decidui (agenodonzia) e, fortunatamente, è molto rara, e quasi sempre è correlata ad altre patologie di origine genetica.

Cause di agenesia dentale

  • fattori ereditari e familiarità della patologia;
  • fattori genetici come la trisomia 21 (sindrome di Down), o altre alterazioni genomiche a loro volta correlate con ulteriori tipi di anomalie dentali o cranio-maxillofacciali;
  • trattamenti medici pesanti come la chemioterapia;
  • malattie somatiche come scarlattina o sifilide;
  • malnutrizione, sulla quale si può intervenire a titolo preventivo, oppure intervenendo sul regime nutrizionale e correggerlo per evitare il crearsi di ulteriori danni;
  • rachitismo, spesso causa di malnutrizione e, più raramente, derivato da malattie che alterano il metabolismo del calcio, come le disfunzioni delle ghiandole paratiroidi;
  • altri squilibri ormonali;
  • mancata formazione del germe dentale, o ritardo dell’eruzione dentale (comparsa del dente permanente) durante lo sviluppo del bambino;
  • distruzione, in seguito a traumi, del germe dentale;
  • eventi traumatici o di natura infettiva ai denti.

La diagnosi delle agenesie dentali

Sicuramente l’esame principale a cui il paziente deve sottoporti è la radiografia che serve innanzitutto a controllare la struttura ossea e lo spessore dell’osso mascellare, per capire le condizioni del cavo orale. In secondo luogo, la radiografia rivela se effettivamente c’è presenza di agenesia.

Infatti, alcune volte, l’assenza di un dente non è indice di un’agenesia bensì di un’inclusione ossea, una patologia del cavo orale a causa della quale i denti, non avendo lo spazio necessario per fuoriuscire, rimangono all’interno dell’osso mascellare.

Nel caso in cui l’agenesia fosse confermata, la radiografia verificherà anche la presenza di affollamento dentale o di denti storti e, in questo modo, l’ortodontista potrà stabilire se e come intervenire con un trattamento ortodontico.

Agenesie dentali nel bambino

Purtroppo le assenze congenite dei denti possono affliggere anche i più piccoli, colpendo i denti da latte (quindi quelli conservati fino ai 5-6 anni di età).

Gli incisivi laterali sono i denti più colpiti, ma l’incidenza non fa distinzione tra maschi e femmine. Ecco perché generalmente le agenesie dentali vengono diagnosticate durante l’infanzia, tra i 6 e i 10 anni, quando i denti decidui non cadono perché non sono sottoposti allo stimolo da quelli permanenti, oppure cadono ma non vengono sostituiti.

Per mantenere sotto controllo la situazione, è consigliabile sottoporre i bambini ad una visita dentistica già attorno ai 2-3 anni: in questo modo il dentista per bambini verificherà il corretto sviluppo della dentizione decidua, che a sua volta influenzerà anche quello dei denti permanenti.

Che fare in caso di agenesie dentali?

Le agenesie dentali possono essere un disturbo davvero problematico per chi ne soffre: il disagio funzionale nella masticazione e nella deglutizione si traduce anche in un disagio estetico nel caso il dente manchi dove è più visibile, ovvero nella parte anteriore della bocca.

Per fortuna, le tecniche per far fronte alle agenesie esistono e sono di diverso tipo, per venire incontro a qualsiasi esigenza del paziente a seconda della sua età e conformazione e in base alla gravità della patologia.

In particolare, ci sono tre possibili tipi di intervento per curare un’agenesia:

  • l’inserimento di una protesi tradizionale al posto del dente mancante;
  • la chiusura dello spazio lasciato vuoto attraverso un intervento di tipo ortodontico;
  • l’intervento di implantologia.

La protesi tradizionale generalmente funziona come nei casi di perdita del dente in seguito a trauma o per l’età, e sostituisce in tutto e per tutto, funzionalmente ed esteticamente, il dente che manca.

Soprattutto nel caso in cui i denti affetti da agenesia siano molari e premolari, l’ortodontista può scegliere di omettere l’inserimento di protesi o l’intervento a favore di un apparecchio ortodontico, atto a recuperare il fisiologico allineamento dei denti lungo l’arcata, specie nei casi in cui quelli già presenti erano soggetti ad affollamento o inclinazione.

Essendo i denti mancanti collocati in posti non visibili, questa scelta difficilmente ha ripercussioni estetiche disagevoli, e consente comunque di recuperare la funzionalità del cavo orale.

In seguito all’intervento ortodontico, sarà necessario un dispositivo di contenzione per abituare il cavo orale alla nuova situazione, e ripristinare la fisiologia della bocca.

Infine, l’intervento di implantologia è considerato il rimedio più conservativo, e rispetto alle altre soluzioni protesiche comporta un maggior numero di vantaggi. Esso prevede l’inserimento di una vite in titanio nello spazio lasciato vuoto dal dente mancante, e quindi la successiva applicazione di protesi artificiali fisse.

È la terapia più efficace, ma perché sia scelta vanno valutate attentamente l’area disponibile per l’inserimento della protesi, la tipologia di agenesia e l’età del paziente. Anche le condizioni delle gengive sono un fattore importante nella decisione di perseguire un intervento di implantologia.

Fino ai 17 anni di età

Il bambino o l’adolescente ancora in fase di sviluppo non può sottoporsi ad implantologia. Se il dente mancante è un premolare, il dentista cercherà di preservare il dente da latte il più a lungo possibile, per conservare lo spazio tra i denti e l’ossatura e poter installare l’impianto una volta raggiunta l’età adeguata.

Se invece a mancare è un incisivo, il dente da latte non sarà sufficiente a sostituire quello definitivo perché i due differiscono molto per dimensioni e colore: sarà necessario installare una protesi in un secondo momento. Per mantenere lo spazio tra i denti, il dentista installerà un ponte, e terminato lo sviluppo del bambino, inserirà la protesi.

Per maggiori informazioni i dentisti dello Studio Dentistico Delfino Anzisi sono disponibili per una consultazione. Info 081 578 50 37.

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